( Un sentito ringraziamento a Nadia a Raffaella per questa testimonianza )

                    

BIRIMBAO: Madagascar 2007

IN QUEL DI NOSY BE DA CHEZ ALEX : FARE O STARE?

Vogliamo iniziare questo resoconto viaggio, partendo dalla foto di questo bambino, uno dei tanti che abbiamo incontrato lungo la nostra via e durante il nostro viaggio in Madagascar. Ognuno ha la sua strada, se sulla nostra sono comparsi questi bambini, evidentemente ci sarà un perché.
Ormai il viaggio è un ricordo, perché sono passati diversi mesi, ma siamo rientrati in Italia con impresso nelle menti gli occhi di tutti i bambini incontrati. Ma quanti ne abbiamo visti? Bhè, abbastanza per metterci più che mai in opera qui in Italia per poterli aiutare al meglio con i nostri progetti. Andare in Madagascar, è stato un arricchimento perché tu arrivi lì con in valigia il verbo “FARE” e, quindi, quando ti guardi intorno  il pensiero è “MAMMA MIA, COSA  FARE?”. Fare, fare, fare, fare e, ancora, fare!.
Poi ti accorgi, con un zic di nervosismo da metropolitana, che lì  il verbo più adatto è “STARE”.
Stare, stare e, ancora, stare!. Giusto per capire,ecco un esempio. Una mattina a Nosy Be ( una tappa del viaggio 2007: da Chez Alex), osservavamo concuriosità un uomo, seduto sotto una pianta  da ore, nella foto (l’abbiamo anche fotografato!
) .Stupiti chiediamo a Tonga ( la super guida di Chez Alex) cosa facesse lì  seduto, ore e ore, e la risposta mi ha  lasciato senza parole.Eccola:“ Sta aspettando il signore francese , proprietario della casa,  per vendergli il pesce pescato!”.E una vocina nel cervello ci urlava dentro:“Ma , Santa Paterlacca, sai quante cose si possono FARE in sei ore, invece di stare lì seduto ad aspettare il francese? sai quanto pesce poteva pescare? poteva avere un TIR ora da vendere!?”.
Ma, per fortuna,  il nostro Alex ci aveva avvisato con delle mail prepartenza, in cui scriveva  all’incirca così: “Ricordate che siete in Madagascar, nel paradiso terrestre e assaporate ogni attimo, ogni colore…” ecc ecc.   Ok, ha ragione lui, la vocina è solo uno strascico da metropolitana!   E il tutto, ovviamente, richiede di  STARE, quindi nessuno stupore, è il mora mora!
Ci abbiamo provato a STARE e ad assaporare i vari attimi, ma, infine, ci siamo ritrovati a FARE qualcosa per i bambini che ci capitavano sotto gli occhi: c’era chi aveva delle ferite ai piedini, chi aveva il naso sempre sporco e cercavi dei fazzoletti, chi ti cascava davanti agli occhi e poi occorreva un medico per il ditino sanguinante ...insomma a stare fermi non ci siamo proprio riusciti perché le necessità ti balenavano e/o capitavano sotto gli occhi e almeno quel poco, che potevi “fare”, lo facevi. Ahinoi, siamo ricascati nel “FARE”!
E così abbiamo conosciuto i medici del dispensario e abbiamo parlato con loro soprattutto perché abbiamo trovato  diversi bambini col problema della parassitosi intestinali, con gli occhietti davvero tristi e, purtroppo, sofferenti. Questo è quello che più ci preme, ora. Quella sofferenza è giusta in questo 2007? La risposta mia è NO. Medicine? Bella domanda. Aiuto! ci sarà una soluzione a questo problema, una via si deve aprire, occorre cercarla. L’abbiamo cercata e, piano piano,  la stiamo sperimentando per vedere se si può alleviare questa sofferenza ai bambini. Ho visto  bambini poveri, ma con gli occhi sorridenti e  bambini non solo poveri ma anche sofferenti perché il loro pancino era gonfio, il loro nasino era  sporco, avevano difficoltà a respirare, tosse e gli occhi  talmente tristi, che non occorrono  parole per chiedere aiuto. Questa sofferenza si può evitare? La risposta è SÌ.
E allora ? bhè, “forse” noi siamo chiamati a non stare fermi perché abbiamo tutte le capacità e le competenze per dare una mano, basta rispondere “SÌ” a quegli occhi e mettersi in gioco, courage! Il loro grazie? Bhè, i bambini di Nosy Be ci ringraziavano con delle belle conchiglie che raccoglievano la mattina. Noi le trovavamo davanti al bungalow di Chez Alex, dove i bambini sapevano di trovarci .Ora ne abbiamo una collezione, che desideriamo tanto arricchire nel futuro.
Questo il loro preziosissimo “misaotra” per questo piccolo aiuto. Ora è  massimo il nostro  impegno in questi mesi per quei bambini, che abbiamo visto e lasciato in capanne di spaccatori di pietra, quelli che Alex citava nella mail in cui diceva “non fotografateli”. VERO!  Non  abbiamo  avuto il coraggio e l’animo di fotografarli, ma abbiamo fotografato nella nostra mente tutti i bambini visitati in quelle capanne, ricordiamo benissimo il viso del piccolo Dino, che ci salutava sorridente  mostrandoci il  mignolino, quando ci vedeva arrivare. Continuiamo a progettare? Sì, anche! ma a che servono i progetti, se li ci sono necessità  infinite? Abbiamo trovato la nostra risposta: i progetti possono servire  per farci accettare i nostri limiti. Limiti umani.  Il  progettare ci dà una direzione nonché una  prospettiva sul fin dove possiamo  arrivare nell’aiutare. Ci aiuta ad ingoiare con meno frustrazione la frase “Non puoi risolvere e fare tutto!”. Frasetta che se ti riempie la testolina è  pericolosissima perché ti rattrista, ti demoralizza e ti  può bloccare nel continuare a perseguire nel tuo lavoro.
Insomma, progettiamo per restare saldi nel cammino dell’aiutare, riconoscendo che un 50%, o di più, è tutto in mano nostra e l’altra parte è in mano a qualcosa di più grande e di infinito che ti dirige  i  passi e ti aiuta anche quando l’impresa ti sembra impossibile. Basta crederci!  
Rivolgiamo un doverossissimo grazie ad Alex per averci dato questo spazio virtuale! Tutto il resto del  resoconto viaggio potete trovarlo sul nostro sito
 www.birimbao.it . C’è una frase di Seneca che suona così: “Se vuoi muovere il mondo, prima  muovi te stesso!”. Noi ci siamo iniziati a muovere e continuiamo a farlo  non per carità, ma per giustizia.  Anche tu puoi!  Essayez!